Un recente studio dell'Associazione europea dei produttori di automobili (Acea) ha sollevato un allarme preoccupante riguardo l'infrastruttura per le auto elettriche in Europa. Mentre le vendite di veicoli elettrici accelerano, l'installazione delle colonnine di ricarica non tiene il passo, creando una potenziale crisi di accessibilità che potrebbe frenare la transizione ecologica desiderata. Scopriamo insieme quali sfide ci aspettano e quali sono le soluzioni proposte per superarle.
Il fabbisogno crescente di infrastrutture di ricarica in Europa
Il divario tra la crescita delle vendite di auto elettriche e l'installazione di nuove colonnine è fonte di grande preoccupazione. Tra il 2017 e il 2023, il numero di auto elettriche vendute nell'UE è aumentato tre volte più velocemente rispetto ai nuovi punti di ricarica. Secondo Acea, entro il 2030 l'Europa avrà bisogno di un numero di punti di ricarica otto volte superiore a quello attuale, pari a 8,8 milioni di unità, per non frenare l'adozione di massa delle auto elettriche necessaria per ridurre le emissioni di Co2.
Il direttore generale di Acea, Sigrid de Vries, evidenzia come "l'adozione di massa delle auto elettriche in tutti i Paesi europei non accadrà senza una diffusa disponibilità di infrastrutture di ricarica pubbliche." Nel 2023, sono state installate solo 150mila nuove colonnine, portando il totale in Europa a poco più di 632mila, un numero considerevolmente basso se confrontato con le esigenze future.
Confronto internazionale e distribuzione diseguale tra i Paesi membri
Il confronto internazionale getta ulteriore luce sul ritardo europeo. La Cina, ad esempio, aveva già 1,8 milioni di prese elettriche nel 2022, un numero significativamente superiore rispetto a quello dell'intero continente europeo. L'Europa, tuttavia, non sembra indietro rispetto agli Stati Uniti, che nel maggio 2023 contavano poco più di 18mila punti di ricarica.
Analizzando la distribuzione all'interno dell'UE, si scopre che il 61% dei punti di ricarica europei è concentrato in soli tre Stati: Paesi Bassi, Germania e Francia. Questi dati evidenziano una distribuzione molto diseguale delle infrastrutture, che può creare svantaggi significativi per i paesi meno dotati. Interessante notare come, proporzionalmente alla popolazione, i Paesi Bassi guidano la classifica, seguiti da Danimarca, Belgio, Lussemburgo e Svezia, mentre paesi come Croazia, Estonia, Lettonia, Cipro e Malta rimangono in fondo alla lista.
Il rapporto tra la disponibilità di colonnine e le vendite di veicoli elettrici è evidente: i paesi con il maggior numero di punti di ricarica vedono anche le maggiori vendite di questi veicoli. La Germania, la Francia, i Paesi Bassi e l'Italia si posizionano bene sia in termini di infrastrutture che di vendite di auto elettriche, sottolineando la necessità di una strategia equilibrata per garantire una transizione verde efficace in tutta Europa.
La velocità di ricarica rappresenta un altro problema cruciale, attualmente, solo il 13,5% delle colonnine europee è in grado di offrire una ricarica veloce, dimostrando che c'è ancora molto lavoro da fare per migliorare l'efficienza delle infrastrutture esistenti e per espandere la rete in modo capillare.